Possedere una buona autostima è un requisito essenziale per ridurre al minimo le difficoltà psicologiche e per affrontare al meglio le situazioni frustranti che possono capitare di giorno in giorno. Chi ha una buona autostima è più capace di tollerare le frustrazioni e mantenersi in un sano equilibrio oppure è avvantaggiato nella funzione di ritorno alla normalità, quando si trova costretto dalle varie situazioni a subire conflitti e frustrazioni.

Essendo questo un articolo divulgativo, anziché limitarci ad una definizione astratta e teorica dell'autostima, ci orienteremo verso una serie di considerazioni pratiche, utili per i lettori che siano desiderosi di confrontarsi immediatamente con questi temi, dando il via a riflessioni che potrebbero avere conseguenze interessanti e soprattutto utili in termini di efficacia e maggiore consapevolezza.

Una bassa autostima di se stessi implica che una persona si ritiene al di sotto di un certo livello di competenza considerato sufficiente per affrontare con successo una situazione. Questo obbliga a volte a tortuosi giri comportamentali pur di evitare la situazione che la persona ritiene di non essere in grado di affrontare. Ciò vale per compiti specifici quanto per le più generali relazioni tra le persone. Tanto per fare un esempio si immagini di dover affrontare una situazione potenzialmente frustrante e incerta. Il datore di lavoro ha richiesto di concordare tra impiegati il piano di ferie. Si tratta di costruire con i colleghi di ufficio il piano di ferie proponendo un periodo che si ritiene adatto per andare in vacanza. Naturalmente vi è la necessità di proporre le proprie idee con una certa fermezza e sostenendo le ragioni per le quali desideriamo andare in ferie in un certo periodo e non in un altro. Questo atteggiamento sarà presente anche negli altri colleghi e pertanto sarà necessario accordarsi, dialogare, insistere, resistere, e in sostanza mettere in atto tutti quei comportamenti che possono aumentare le probabilità di successo in questo compito.

Chi ha una bassa stima di se stesso può “sentire” già come improbabile per non dire impossibile “spuntarla” con i colleghi. Può valutare come proibitivo il compito di affermare i propri diritti e il personale punto di vista (in questo caso la propria preferenza per un determinato periodo di ferie), al punto da orientare le proprie forze e risorse non tanto ad acquisire quel vigore necessario per il confronto con i colleghi quanto piuttosto alla ricerca di "aiuti", "sotterfugi" e "giustificazioni" che possano aiutarlo a sostenere il proprio punto di vista indipendentemente dalle sue capacità.

Una grave forma di bassa autostima potrebbe indurre una persona ad evitare completamente il confronto con gli altri. In questo caso si può arrivare ad accettare passivamente, restando nell'esempio di poco fa, qualsiasi assegnazione attribuita dagli altri, e non si ha alcuna capacità di protestare né di far comprendere agli altri la propria insoddisfazione.

Tutti i risentimenti, le lamentele e le proteste, sono mantenuti all'interno di se stessi e spesso una maschera sociale di “correttezza”, finta serenità e attaccamento al dovere, nasconde la vera dimensione interiore, dove regna il dolore, la frustrazione, la rabbia e la sensazione di non essere riusciti ad difendere i propri desideri, o quanto meno ad esprimerli.

Da quanto detto si comprende facilmente che uno dei campi minati per coloro che soffrono di bassa autostima è quello del confronto con gli altri.

Relazionarsi implica saper dare ascolto sia agli interlocutori sia a se stessi, senza enfatizzare né l'uno né l'altro, e le abilità sociali che si sviluppano in famiglia, nel piccolo gruppo di amici, a scuola e negli altri ambienti di confronto sociale, servono proprio ad aiutare l'individuo a mantenersi in un sufficiente equilibrio in questa bilancia dinamica, proteggendo il proprio spazio interiore, il personale diritto a realizzarsi, senza ledere i confini di quello altrui.

Da una parte ci sono gli altri, con le loro esigenze, con i valori e capacità che mostrano attraverso le loro azioni e i comportamenti verbali e non verbali. Dall'altra c'è la profondità di un individuo, con i suoi slanci emotivi, con i suoi bisogni e desideri di benessere e di realizzazione. E' compito essenziale dello sviluppo verso la maturità quello di ricercare e stabilire un buon rapporto armonico tra questi estremi. L'educazione impartita dalle figure genitoriali serve proprio a dare la giusta importanza ad entrambe le dimensioni e l'autostima è quel meccanismo che aiuta a non trascurare se stessi per soddisfare le richieste dell'ambiente, e ci permette di difendere la nostra integrità e l'espressione dei nostri bisogni, assegnando la giusta importanza anche all'immagine di noi che diamo all'esterno e che vogliamo sia rispettata e giustamente presa in considerazione.

Va da sé che una eccessiva autostima si rivela pericolosa e disturbante tanto quanto una bassa autostima e che mettere se stessi su un piano troppo privilegiato rispetto all'ambiente apre la strada a quella dimensione narcisistica che rende poi le relazioni poco profonde, poco genuine e caratterizzate da un atteggiamento manipolativo.

Vediamo un'altra tipica situazione nella quale può incidere negativamente una bassa autostima. Nei rapporti di coppia è abituale comportarsi in modo naturale, esprimendosi con libertà e cercando di essere se stessi.

Le frizioni tra partner, pur normalissime e inevitabili, dovrebbero essere limitate, come intensità, per il semplice fatto che ci si è scelti e che quindi c'è, o ci dovrebbe essere, una evidente compatibilità tra il modo di essere di uno e il modo di essere dell'altro. In altre parole in una coppia si può essere liberi di essere se stessi perché per molti parametri la libertà di comportamento dell'uno è compatibile con quella dell'altro.

Ma non è infrequente trovare persone che, fondamentalmente, non si sentono all'altezza di convivere con il proprio partner, ritenendosi interiormente inadeguati o incapaci di rispondere alle aspettative. La conseguenza è che non si vive più liberamente nemmeno la dimensione familiare. La bassa autostima induce a non rivelarsi per ciò che si è, proprio perché la valutazione di se stessi è verso il basso, squalificante, e ciò determina il timore o la previsione di essere abbandonati o umiliati, in qualche modo feriti dalle parole o dai comportamenti del partner.

Una bassa autostima può "obbligare" a comportarsi attraverso una serie di azioni non "proprie", non genuine, non rispondenti ai propri profondi intendimenti, ma messe in atto per non arrivare a confrontarsi con la propria personale “verità”, cercando di mantenere le apparenze come se da sole bastassero a costruire una “pseudonormalità”.

Il partner con bassa autostima evita accuratamente di mettere a rischio la relazione, e riduce o reprime le proprie aspirazioni di autorealizzazione. Questa manifesta disponibilità, passività, accettazione, non corrispondono ad un profondo accordo affettivo e anzi, non poche volte sussiste una continua repressione dei sentimenti di sofferenza: lamentela, rabbia, frustrazione e risentimento vengono continuamente nascosti e trattenuti per evitare di rendere instabile la relazione.

E' evidente che questa situazione, se pure risulta efficace nel mantenimento di un qualche legame di coppia, rende pressoché invivibile la relazione stessa. Non c'è accordo profondo, non c'è armonia, né un modo libero di vivere la propria spontaneità. La persona con bassa autostima vive un doppio mondo e spesso fa con la fantasia (dove nel chiuso della propria mente si permette di iper-stimarsi) quelle cose che vorrebbe realizzare in una realtà che sente come chiusa e poco gradevole.

Da notare che spesso dove troviamo una bassa autostima riscontriamo anche paura e dipendenza. Paura di imporsi, paura di esprimersi, paura di confrontarsi con la realtà esterna ed interna. Paura di esistere in un mondo interpretato spesso come più grande di noi. L'altro, chiunque sia l'altro, viene spesso percepito come “migliore”, più “dotato”, più “furbo”, più “fortunato”, e si finisce col dipendere dagli altri, convinti che da soli, con le nostre sole forze, non sia possibile provvedere ai personali bisogni che percepiamo come importanti per il raggiungimento di un livello di benessere psicologico al quale si anela profondamente.

Cominciare a valutare se stessi, misurando la stima che diamo al nostro mondo interiore e al mondo interiore delle persone che ci circondano, significa ricercare quel punto di equilibrio, riconquistare quel dialogo tra il dentro e il fuori e quella stabilità che ci permette di mantenere il buon senso, la sicurezza e la fiducia in noi stessi anche quando attraversiamo i momenti delicati della crescita e della individuazione personale.

La rivalutazione circa la propria persona passa innanzitutto attraverso l'auto-accettazione e la tolleranza. E' necessario allentare la morsa di giudizi negativi e rigidi su se stessi, prima di poter vedere con obiettività e serenità il proprio modo di essere e conoscere o riconoscere in tutta onestà i lati positivi e negativi del proprio modo di essere.

Il passo successivo è quello di cercare momenti di esperienza da cui imparare qualcosa di più sul proprio modo di essere e pensare. L'esperienza e la sperimentazione sono il terreno e lo strumento necessari per produrre nel tempo una consapevolezza obiettiva sulle nostre capacità e sui nostri limiti, senza che ciò produca rassegnazione o negazione.

Riequilibrarsi, anche per ciò che concerne l'autostima, presuppone e richiede la ricerca di un mondo relazionale equilibrato e non troppo giudicante. Un ambiente che lasci vivere, sbagliare e ritentare senza emettere alcun giudizio castrante che tagli le gambe ad un qualsiasi tentativo di cambiamento.

Riconquistare un buon dialogo con se stessi equivale a “trovarsi” e farsi trovare dagli altri, ma altri che siano disposti ad interagire confrontandosi con la stessa lealtà e apertura e non più dediti a squalificare o ad osannare perpetuando una relazione falsa e non rispettosa delle molteplici sfumature dell'animo umano.

© Dr. Giuseppe Vadalà - 2005 - Il testo non può essere riprodotto né in parte né totalmente senza il consenso dell'autore